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Gli open data nel giornalismo

Ogni giorno, le pubbliche amministrazioni producono un fiume di dati che, una volta messi a disposizione, possono essere utilizzati sia dalle imprese per implementare i servizi offerti, sia dagli organi di stampa per articoli e inchieste.

Che cosa siano gli open data e come si possano interpretare con correttezza era l’argomento del corso “Dal dato alla parola: la statistica al servizio del giornalismo”, che si è svolto il 24 luglio nella sala Benaco-Verbano. È stato organizzato da PoliS-Lombardia in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti nell’ambito della formazione professionale continua prevista per i professionisti e pubblicisti.

Ad aprire i lavori è stato il direttore generale di PoliS-Lombardia Fulvio Matone, che ha introdotto il tema del data journalism e illustrato l’attività di ricerca dell’Ente che dirige.

La parola è poi passata a Daniele Crespi, responsabile dell’innovazione digitale di ARIA spa, il quale, dopo avere inquadrato gli open data dal punto di vista sia tecnico, sia normativo, ha mostrato il grande valore dei dati prodotti quotidianamente in grande quantità dalle pubbliche amministrazioni. Utilizzandoli, infatti, le imprese hanno la possibilità di fornire ai cittadini servizi sempre più puntuali, creando anche nuove forme di economia. I benefici riguardano anche le stesse PA, perché diffondendo gli open data non solo incrementano la trasparenza dell’azione di governo, ma possono favorire l’instaurarsi di politiche basate su necessità emerse da dati reali. Ad esempio, un’inchiesta realizzata partendo dall’analisi dei dati forniti dalla polizia locale sul numero di incidenti occorsi in un viadotto ha fatto emergere la necessità per il Comune di Bergamo di modificare la viabilità, riuscendo così ad azzerare il numero degli incidenti nell’area. È stata poi analizzata la situazione degli open data in Europa, in Italia e in Lombardia e sono stati illustrati esempi di riutilizzo degli open data da parte di Regione Lombardia (come lo sviluppo dell’app “Non sei da sola” contro la violenza di genere”), di università e di testate giornalistiche.

Nella seconda parte del corso sono intervenuti Giampaolo Montaletti (dirigente Unità organizzativa occupazione, supporto alle politiche e sistemi informativi di PoliS-Lombardia) e Matteo Fontana (project manager di TabulaeX, spin off dell'Università Bicocca di Milano). Fontana ha illustrato il funzionamento di "Wollybi" (lombardia.wollybi.com), che prende in considerazione gli annunci di lavoro pubblicati sul web in Lombardia. Il progetto, realizzato da PoliS-Lombardia in collaborazione con l'Università Bicocca, mette a disposizione uno strumento dedicato al mercato del lavoro lombardo in grado di fornire informazioni relative alla domanda di lavoro presente sul web. Consente di misurare l'effettiva domanda di lavoro, valutare l'evoluzione di questa domanda, ridurre il time-to-market delle analisi e delle decisioni ed effettuare analisi multidimensionali (tipo di occupazione, skill, settore, ecc). Uno strumento che consente ai giornalisti di eseguire una serie di analisi, anche incrociate.

Ha chiuso la mattinata del primo corso proposto da PoliS-Lombardia, in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Claudio Trementozzi, giornalista che garantisce all'istituto di ricerca regionale il supporto tecnico per la diffusione dei dati.

Partendo dalla cioccolata (“fa ingrassare o no?”), Trementozzi ha raccontato l’aneddoto di una (finta) ricerca che ha ingannato autorevoli testate giornalistiche europee e italiane. Si è poi soffermato sugli effetti dei dati sulle persone, citando alcuni casi di emotional innumeracy e facendo un riferimento alla rational ignorance. Ha presentato le principali fonti dei big data e come questi possano provocare, se utilizzati impropriamente, una distorsione della realtà. Citando, a questo proposito, due casi: Google flu trends e Street bump. Chiudendo con il caso degli italiani che non avrebbero accesso alle cure per povertà e la famosa poesia di Trilussa sul pollo e la statistica.