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Lotta contro il cambiamento climatico

Le temperature in Lombardia sono in costante aumento e questo determina un aumento della frequenza delle ondate di calore e dei giorni accezionalmente caldi (449 giorni/50 anni per le temperature massime e 479 giorni/50 anni per quelle minime. È uno dei dati che emergono dall’analisi che i ricercatori di PoliS-Lombardia hanno eseguito sul Goal 13 dell’Agenda ONU 2030 proposta dal “Rapporto Lombardia 2019”.

Oltre alla temperatura, la seconda variabile che definisce lo scenario climatico è data dalle precipitazioni, che registrano un leggero calo, nell’ordine del 5% ogni cento anni (nella stagione primaverile è maggiore, arrivando al 9%).

Secondo i principali modelli climatici, però, in Lombardia vi sarà un aumento delle temperature medie annuali. Nel 2021-2025 sarà di +1,5°C rispetto al 1961-1990, arrivando a +2°C in estate e +1°C in inverno.

Vi sarà una crescita delle precipitazioni estreme, che influirà notevolmente sull’assetto idrogeologico della regione. In Lombardia la superficie complessiva esposta a fenomeni franosi è di gran lunga la più elevata sul territorio nazionale (3.876 km quadrati), e allo stesso tempo il tasso di franosità nei territori montani (pari al 34%) è nettamente superiore alla media nazionale (10%). E sono circa 630mila gli individui esposti a rischio alluvionale compreso tra medio ed elevato.

Le emissioni complessive di gas serra, espresse in termini di CO2 equivalente in Lombardia, vedono come fonte principale il trasporto su strada (22%), seguito dalla combustione non industriale (18%) e dalla produzione e trasformazione dei combustibili fossili e combustione industriale (entrambe al 14%).

In relazione, invece, ai serbatoi di carbonio (risorse indispensabili per la riduzione del contenuto carbonico dell’atmosfera e l’attenuazione dell’effetto serra) il carbonio stoccato nelle foreste lombarde, sia in termini di biomassa viva e morta che nel suolo, tende a crescere in maniera lineare dal 2008, passando dalle 85 mega tonnellate alle oltre 95 nel 2016.

L’assorbimento del carbonio è infatti una funzione fondamentale anche dei suoli agricoli, in cui si evidenziano però le situazioni di maggiore criticità. Mentre per le aree forestali è di 30,88 g/kg, i suoli agricoli mostrano valori più che dimezzati, stimati a 13,99 g/kg.