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Vita sulla terra

La Regione Lombardia conta sul proprio territorio 6 zone umide di importanza internazionale, riconosciute ai sensi della Convenzione di Ramsar, che ricoprono circa lo 0,2% del territorio regionale. Tre di queste (Valli del Mincio, Isola Boscone e Paludi di Ostiglia) sono soggette a forti pressioni antropiche derivanti dall’agricoltura e dai processi di urbanizzazione. Lo evidenzia il “Rapporto Lombardia 2019” predisposto dai ricercatori di PoliS-Lombardia.

Nell’analizzare il Goal 15 dell’Agenda 2030 dell’ONU, emerge che in Lombardia la superficie totale di aree terrestri protette è pari a 133.960 ha, equivalenti a circa il 4,2% di quelle nazionali. In questo quadro, i siti Natura 2000 rappresentano delle realtà territoriali ampiamente diffuse. La Lombardia (15,7%) si trova anche in questo caso al di sotto della media nazionale (19,3%).

Importante è la superficie forestale complessiva, che corrisponde al 26% del territorio regionale. “Dal punto di vista delle destinazioni selvicolturali – si legge nel Rapporto – i boschi vocati alla produzione di massa legnosa costituiscono la classe più rappresentata (29,2%), seguiti da quelli la cui funzione prevalente non è determinabile in maniera chiara (29,1%) e boschi di protezione verso fenomeni di potenziale dissesto. Quelli vocati alla conservazione di valori naturalistici o paesaggistici assommano il 19% della superficie totale. In ottica conservazionistica, solo il 25,2% della superficie boschiva risulta essere assoggettato a vincolo naturalistico, mentre il 21,5% ricade entro la rete Natura 2000”.

È elevata la frammentazione del territorio, pari al 52,4% rispetto a una media nazionale del 38,3%. “Il degrado della qualità dei suoli – scrivono i ricercatori di PoliS-Lombardia – è preoccupante. In maniera generalizzata, è evidente il distacco tra l’area di pianura, dove la quantità di CO nei suoli è bassa o medio-bassa, e l’area alpina e prealpina dove la quantità di CO nei suoli è generalmente buona o elevata. Lodi, Pavia e Milano rappresentano infatti (rispettivamente con circa il 96%, 78% e 76% di CO basso e molto basso) le provincie con il contenuto di carbonio organico minimo all’interno dei suoli”.